Eruzioni di acqua e sabbia nel terremoto emiliano del maggio 2012
“C’è una crepa in terra nel cortile: abbiamo paura. Cosa vuol dire? Cosa farà ? ”
Salviamo le persone, salviamo le abitazioni, salviamo gli oggetti…salviamo gli Archivi: doveroso e prioritario.
Ma cosa resterà di un terremoto oltre ai danni ed al ricordo delle vittime nell’archivio della Terra?
Quanto dureranno (e saranno riconoscibili in futuro?) le tracce di un grosso “mal di pancia” della Terra?
Domandarselo non è affatto parteggiare per il nemico, “il cecchino” avversario di una “guerriglia” che continuerà sempre e comunque a far paura al corpo sociale.
La domanda è importante per le Scienze della Terra in quanto sulla riconoscibilità dei “segni” fisici si basa in parte la speranza di aumentare le conoscenze del pregresso in funzione eventualmente predittiva.
Il terremoto è espressione dell’attività tettonica e questa è fattore condizionante dell’evoluzione del “paesaggio fisico”: sperimentarlo in un’area di pianura è “opportunità” (conoscitiva) eccezionalmente importante.
Poter oggi vivere in diretta fenomeni e processi che normalmente vengono trattati solo come modelli concettuali -non potendo rientrare nelle dimensioni di un laboratorio ordinario- è esperienza davvero unica. Quei concetti ora devono dimostrare la loro validità o meno, nel momento in cui escono dalla scala dei “tempi geologici” per calarsi traumaticamente entro l’arco vitale umano.
Assicurazione non necessaria