Alla scoperta del Crati: prezioso elemento di vita
“Inoltrarsi nel bosco, rimanere affascinati dallo splendore di quei luoghi in cui la natura incontaminata la fa da padrona, contemplare davanti ai nostri occhi un panorama che toglie il fiato: il sole che filtra disegnando sentieri di luce, il fiume che accarezza il tappeto erboso, gli alberi immensi circondano la ricca e colorata vegetazione…”
Insomma un vero incanto, di quelli che trovi solo nelle fiabe.
Il movimento Idea Libera si è proposto di guardare al nostro territorio cercando di cogliere le opportunità, le risorse da valorizzare e promuovere perché costituiscano uno sviluppo per la nostra terra. Proprio all’interno di questo solco si colloca la particolare attenzione riservata al fiume Crati.
L’intera storia di Aprigliano, le cui origini risalgono all’epoca bruzia (lo stesso toponimo, secondo una corrente ormai di pensiero minoritaria, si vorrebbe ricollegare ad Arponio, nel senso di “falcato dal Crati”), è stata da sempre caratterizzata da “un rapporto di reciproco compiacimento e di amicizia” con il fiume Crati, (dal greco kràtos, che indicava la personificazione della potenza), che si origina, con il nome di Craticello, dal versante occidentale dell’Altopiano della Sila, massiccio granitico paleozoico ( Monte Timpone Bruno, m. 1742), nel territorio comunale di Aprigliano e scende ripido, con un dislivello di quasi 1.500 metri in circa 10 Km, nella città di Cosenza. L’area limitrofa al fiume, specialmente nella zona apriglianese dalla “Ponta” a salire verso la Sila è stata sempre considerata, nella leggenda, la zona preferita dai briganti per nascondersi dalle forze dell’ordine che continuamente davano loro la caccia; percorrendo le mulattiere parallele al corso del Crati si notano molti anfratti rocciosi, spesso inaccessibili, che i racconti dei nostri anziani indicano come rifugio dei banditi del tempo.Sin dal 1800, era fiorente l’attività dei mulini ad acqua lungo il corso del fiume, oggi non più presenti, e delle filande per la lavorazione della lana, questa attività durò fino agli inizi del 1900; in quei periodi le sponde del fiume, nel periodo primavera/estate e nella parte più prossima al centro abitato, erano frequentate dalle lavandaie, donne addette al lavaggio del bucato le quali, su grosse pietre levigate dal continuo passaggio dell’acqua, risciacquavano i panni preventivamente trattati con il “sapone di casa” o con la “lissia” (il pre-lavaggio con la cenere).
Tutto questo dimostra come per Aprigliano il fiume Crati costituisse un prezioso elemento di vita e dispensatore di risorse per ogni necessità dell’uomo.
L’escursione lungo il fiume Crati che proponiamo, rappresenta un contributo importante per lo sviluppo sociale del nostro territorio in quanto contribuisce ad ampliare la ricchezza che queste risorse naturali producono.
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