La Baia di Napoli: dalle barriere coralline del Cretacico al vulcanismo attivo attuale
La Baia di Napoli si sviluppa lungo la fascia costiera del Tirreno nella regione denominata Piana Campana che si estende per un’area di 5000 km2 tra la catena appenninica e il bacino tirrenico, dal Monte Massico, a nord, alla Penisola Sorrentina, a sud. L’antico nome di quest’area è Campania Felix. Questo territorio è uno straordinario monumento geologico caratterizzato da attività vulcanica, terremoti, tsunami, movimenti verticali del suolo (bradisismo) che hanno generato miti, legende, reperti archeologici e documenti storici.
La regione è interessata da una tettonica tensile generata dall’apertura del Bacino Tirrenico. L’inizio di questi processi risale al Pliocene medio–Pleistocene Inferiore (3.5-2.0 Ma), quando si sviluppano grandi depressioni strutturali con la formazione della Baia di Napoli. I fenomei osservati, in particolare la tettonica recente e il chimismo dei magmi che alimentano i vulcani, sono associati al sollevamento del mantello, alla deformazione della litosfera sovrastante e ai successivi collassi.
L’entità del collasso, prodotto dal sollevamento del mantello e dal conseguente assottigliamento della crosta, è misurata dallo spessore dei sedimenti quaternari della Piana, ivi depositati in seguito al dilavamento delle rocce affioranti in catena. Tali dati, unitamente alla durata del tempo del processo di sedimentazione, forniscono una velocità di subsidenza di circa 1-2 mm/anno. Coevo alla formazione della depressione morfostrutturale della piana si sviluppa un’intensa attività magmatica con la nascita dell’apparato poligenico del Vesuvio e dei campi vulcanici dei Campi Flegrei e Ischia. In queste aree si registrano collassi calderici, ma i più vistosi sono rilevati ai Campi Flegrei e a Ischia, accompagnati da eruzioni ignimbritiche e risorgenze calderiche, mentre al Vesuvio si osservano numerose eruzioni pliniane. Le eruzioni più recenti sono avvenute nel 1302 a Ischia, nel 1538 nei Campi Flegrei, nel 1944 al Vesuvio. Attualmente vasti campi fumarolici e sorgenti termali si osservano in vari siti, mentre nei Campi Flegrei sono registrate lente oscillazioni del suolo.
La storia eruttiva dei vulcani napoletani e l’evoluzione dell’Appennino meridionale e della Piana Campana caratterizzano questo territorio come una struttura a diversi rischi geologici. Perciò quest’area può essere considerata un “laboratorio” per la valutazione dei rischi naturali dalla quale trarre elementi da utilizzare nella pianificazione di luoghi di grande pregio paesaggistico e culturale ad elevato rischio.
L’obiettivo di questo geoevento è di fornire una descrizione del territorio come un monumento fisico che si è costruito in seguito al verificarsi di processi geologici complessi, e in particolare vulcanici e tettonici che hanno agito negli ultimi 10 Ma. Per raggiungere questo obiettivo è necessario conoscere composizione e proprietà fisiche delle rocce della crosta superiore, la morfologia del territorio e la sua evoluzione, in quanto il paesaggio terrestre è costruito per l’interazione di questi elementi
Assicurazione non necessaria
Società Nazionale Scienze Lettere ed Arti in Napoli Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche

